mercoledì 6 luglio 2016

Milano, 5 luglio 2016, S.Siro.


Milano, 21 giugno 1985, S.Siro.
Quasi ventenne, quel giorno, assisto alla nascita di un legame davvero speciale, quello del Boss con S.Siro.


Milano, 5 luglio 2016, S.Siro.
Rieccomi per la terza volta sulla sette visite di Springsteen, qui a S.Siro.

Sono passati trentun'anni ma è una serata magica, la più bella per quel che mi riguarda, con un sessantaseienne che riesce ancora una volta a stupire e regalare momenti indimenticabili a  sessantamila persone che affollano ogni spiraglio dello stadio, nonostante sia un giorno feriale e al mattino dopo si debba lavorare.

Accanto a me c'è mio figlio quindicenne e mia moglie, ma poco oltre una coppia almeno sessantenne. Subito dietro una bimba che avrà forse dieci anni. E seduti davanti un gruppo di ragazzi che hanno forse l'età che avevo io quando vidi il Boss la prima volta.

Springsteen, naturalmente e come sempre, dà tutto se stesso a un pubblico che lo ama e che lui ama.
Lo accompagna una E Street Band che, stavolta, riesce a non far pensare ai due profondissimi vuoti che il tempo inclemente ha generato nella formazione originale. C'è un Jake Clemons che si dimostra degno nipote di quel meraviglioso Big Man che aleggia ancora con il suo spirito sulle note di Tenth Avenue freeze-out e subito dietro il sorriso degli occhi di Bruce. E, senza Clarence, è Little Steven a fare da spalla fisica al Boss nei passaggi più corali e far eco con i suoi agli assoli a quelli del capo e di Nils Lofgren.

Dopo un'ora e mezza impeccabile, arriva "The River" a commuovere grandi e piccini, seguita da un'indimenticabile, meravigliosa "Racing in the Street", una delle citazioni di "Darkness on the Edge of Town" (insieme a "Badlands", "Something in the Night", "Streets of fire" e "Prove it all Night") che ne fanno il secondo album della serata, dopo quel "The River" meraviglioso a cui è dedicato il tour.

Alla fine sono 34 le canzoni che Bruce ci regala stasera, suonate, cantate, declamate e giocate tutte in fila senza tregua con un'energia e una passione che supera l'immaginabile.

Un concerto di Bruce non è mai solo un concerto. E' una festa, un rito officiato da un sacerdote laico capace di smuovere gli animi e di coinvolgere con la sua passione e la sua energia, con la sua gioia e la sua malinconia. Non ci sono solo sessantamila persone che cantano e ballano felici con lui, ma sessantamila cuori che battono al ritmo delle sue canzoni. Di più, sessantamila anime che si librano, volano, piangono, ridono e godono con le sue poesie messe in musica.

Ed è bello, maledettamente bello, poter essere stati lì.
Ancora una volta, grazie, Bruce.

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